L'editoriale di Claudio Brambilla su Merateonline mi ricorda che dieci anni fa uscivo sorridente dal
tribunale di Lecco, assolto con formula piena dopo un grottesco
processo che mi ha visto sul banco degli imputati per aver ascoltato
tramite uno scanner – anzi due, perchè con me ne avevo sempre uno
di riserva caso mai si scaricassero le batteria – le conversazioni
in chiaro delle forze dell'ordine e per averne divulgato i contenuti,
che poi significavano incidenti, furti, rapine. Non sapevo quello che
sarebbe accaduto dopo, in una vicenda ancora più assurda di quanto
lo sia stata l'”indagine” che mi ha portato per la prima volta a
sedere dalla parte dei presunti “criminali”, non sapevo cioè che
in Appello sarei stato condannato a un anno e tre mesi di reclusione,
sentenza poi confermata dai giudici della Cassazione, sebbene né in
secondo grado né in Suprema corte qualcuno si fosse degnato di
ascoltarmi e abbiano deciso tutto in poche ore sulla base di
scartoffie...
Considero la condanna una medaglia, un
onore al merito al mio, nostro, impegno, al mio, nostro, inseguire le
notizie a tutti i costi, al mi, nostro, essere presente/i sul
territorio... Ma la considero anche un bel ricordo degli inizi della
mia “carriera”. Forse non provo più rabbia per quello che è
stato solo perché, nonostante il tempo e i soldi spesi – di chi mi
ha pagato l'avvocato cioè Claudio Brambilla, ma anche dei
contribuenti che hanno pagato stipendi di carabinieri, pubblici
ministeri, periti e magistrati, che già tutto ciò meriterebbe
qualche riflessione sul sistema giudiziario e penale nostrano – non
ho trascorso nemmeno un giorno in galera e tutto si è risolto con
una sorta di semplice buffetto, nulla più. Oppure perché ho avuto
il mio piccolo momento di celebrità e un'avventura da raccontare e
di cui vantarmi. O semplicemente perché tanto è inutile farsi il
sangue amaro su ciò che non si può cambiare.
Lo scanner, marca Icom modello Ic-R, comunque l'ho ancora, non
funziona più, come ogni cosa che passa per le mani dei figli, ma
l'ho ancora, accanto alla scrivania, ricoperto di polvere. In dieci anni ho sviluppato
fonti, contatti, relazioni, che mi permettono il lusso di
rinunciarvi, ormai molte informazioni passano da comunicati stampa e note ufficiali.
Il resto lo fa forse pure la paura di finire di nuovo nei guai... Però lo scanner è lì, spesso lo guardo e mi ricorda che quello era ed è il
modo migliore di svolgere questo fantastico mestiere, ascoltando il
gracchiare della selettiva, interpretando i Delta 10 e i Delta 11
(incidenti e incidenti con feriti), l'allarme Romeo (rapina), i Mike
1 (la stazione dei carabinieri di Merate), India (il comandante di
Compagnia), Fiamme (l'elicottero), il primo e il secondo ordinario...Sapete che c'è? Quasi quasi ne compro uno nuovo... in fondo mi ha portato bene!
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