venerdì 21 novembre 2014

C'è qualcosa che non va...


“C'è qualcosa che non va in questo cielo...” recita una canzone del mitico Blasco Vasco Rossi del 1987.
Già, c'è qualcosa che non va.... Quando in un'azienda editoriale, che conta già quattro direttori e sei vicedirettori, viene reclutato un nuovo, un altro direttore editoriale. Non uno qualsiasi, ma uno di calibro nazionale le cui qualità professionali sono indiscusse come la probabilmente capacità di fungere da traino e da richiamo per la testata – le testate – che è chiamato a dirigere, ma che certamente – e giustamente - costerà pure qualcosa in termine economici. Tutto ciò mentre ai giornalisti di quelle testate vengono chiesti continui sacrifici, in termini di incombenze e carichi di lavoro, in termini di perdite occupazionali – cioè di colleghi -, in termini di continui straordinari quotidiani, come tempo e come impegno, non retribuiti e nemmeno apprezzati e valorizzati, in termine di contratto di solidarietà prima e di cassa integrazione adesso.
C'è qualcosa che non va... Quando in un'azienda editoriale i giornalisti vengono cacciati o “esodati” dalla porta principale beneficiando di pensionamenti obbligatori e prepensionamenti, pagati da tutti i giornalisti e da tutti i contribuenti - e successivamente questi stessi giornalisti cacciati o “esodati” vengono fatti entrare dalla finestra per svolgere il medesimo ruolo e assolvere le medesime incombenze, quando allora li si sarebbe potuti/dovuti mantenere in pianta organica rispettando la loro professionalità e la loro importanza e insieme utilizzando meglio i denari dei colleghi e dei cittadini.
C'è qualcosa che non va... Quando in un'azienda editoriale si ambisce a diventare il primo gruppo dell'informazione nazionale, ma nel contempo si decimano i redattori, si falcidiano i corrispondenti, si annichiliscono i collaboratori quasi che le notizie e la qualità piovessero dal cielo e non siano invece frutto delle capacità di giornalisti di cui ci si vuole disfare.
Che poi non è neanche solo un'azienda editoriale, sono tante, sono troppe, forse tutte.
Già. “C'è qualcosa che non va in questo cielo... C'è qualcuno che non sa più cosa è un uomo...”


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