domenica 26 ottobre 2014

Il posto... fesso

Il posto fisso non esiste più. Io, noi, che pure il posto fisso come mosche bianche lo abbiamo ancora, lo avevamo capito da tempo. Ne abbiamo visti a decine di colleghi falcidiati dopo innumerevoli mesi di contratti a termine, anzi a “scadenza”, come la maionese impazzita. Non numeri, ma persone, con nomi, cognomi precisi, storie individuali, famiglie, aspettative, sogni, professionalità grinta, passione, “uccisi” dai ladri di futuro. E ogni giorno lavoriamo con collaboratori coordinati e continuativi, collaboratori a progetto, collaboratori a partita Iva, abusivi, semiabusivi, senza i quali molte pagine dei giornali, cartacei e telematici, non potrebbero essere pubblicate. Ma anche noi “tutelati” o “garantiti”, per ora privilegiati e fortunati rispetto agli altri, non ci sentiamo più tanto “tutelati” o “garantiti”. Prepensionamenti più o meno volontari, contratti di solidarietà, cassaintegrazione, stati di crisi, trattative al ribasso in nome della recessione e del difficile momento dell'editoria hanno reso e rendono tutti precari. Il problema non è il posto fisso, il problema è il posto, i posti, perché chi esce o viene fatto uscire non riesce più a rientrare, non solo come “tutelato”, ma nemmeno come precario. Credo che le riforme serie non si realizzino abrogando le tutele, ammesso che ne esistano ancora, né rivelando l'ovvio. Lo comprenderebbe anche un fesso come me!

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