Un collega fotoreporter a Varenna è
stato picchiato da un carabiniere fuori servizio che ha tentato
anche di rubargli la macchina fotografica, mentre un altro in
servizio lo ha insultato. “Sei una sciacallo, non ti vergogni di
speculare sul dolore delle persone per due ore! Sei un morto di
fame”, gli avrebbe urlato. Il reporter, che stava documentando la
scena di un incidente stradale mortale, in realtà si è comportato
in maniera opposta: intuita la situazione di tensione e per rispetto
della vittima e dei suoi amici si è subito ritirato in buon ordine,
evitando di ritrarre il corpo senza vita steso a terra. A Roma due
colleghi giornalisti de Il Giorno sono stati “sequestrati” dagli
agenti di scorta del sindaco Ignazio Marino senza che quest'ultimo si
sia degnato di intervenire. Che si tratti di operatori delle forzedell'ordine aggrava ulteriormente la gravità di quanto accaduto, ma
in fondo è a mio avviso una considerazione marginale.
Il problema, sempre secondo me, è semmai il
clima di avversione che si sta ingenerando verso chi opera nel
panorama dell'informazione. Cert,o a volte siamo proprio non
giornalisti ad attuare comportamenti che non ci aiutano a conquistare
la fiducia dei cittadini. Eppure, nella maggior parte delle circostanze,
credo che torni comodo ai potenti di turno indicarci come “capri
espiatori” in nome della privacy, un concetto che viene alimentato
come un mostro al di fuori da ogni logica giuridica, di cui tutti
parlano ma di cui pochi conoscono i contenuti e le prescrizioni.
Del resto è molto più comodo puntare
il dito contro i giornalisti piuttosto che risolvere i problemi che
testimoniamo con il nostro lavoro. Quando si riportano
intercettazioni che “smascherano” il ministro il punto così non è più il comportamento del ministro, ma semmai del perché sia consentito al giornalista “smascherarlo”. Lo
stesso capita quando si riportano di comportamenti dubbi di pubblico rilievo di altri
politici, amministratori locali, funzionari statali o municipali, di giudici,
magistrati, avvocati, “mele marce” delle forze dell'ordine, privati cittadini.
Purtroppo coloro che ci governano, oggi
come ieri, sembra non facciano altro che fomentare tali risentimenti,
“contagiano” con populismi e damagogie anche gli elettori. Per
costoro del resto è meglio che le persone se la prendano con noi
giornalisti – che a volte ci sovraesponiamo e travalichiamo il
nostro ruolo, inutile nagarlo – invece che con loro...
Forse è giunto il momento che almeno su questi temi tutti noi si tralascino le divisioni legate a correnti, testate, concorrenza, inquadramenti contrattuali, mansioni, ruoli e provi a fare fronte comume.
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